di Mariolina
Perpetua
Dopo
qualche tempo provo a riaprire il sito di Barbara Bertolini “Atri tempi”, al
quale ho contribuito con alcuni brani e, con piacevole sorpresa, trovo: “Linotype
e pignatta di fagioli: dopoguerra, quando scrivere un giornale era
un’avventura”. Da lì a rivedere il blog di Nino Amoroso giornalista, autore del
simpatico articolo, è stato un passaggio immediato. Riscopro, allo stesso tempo,
considerazioni annotate subito dopo una prima visione del blog a lui dedicato e
riprendo volentieri quel percorso appena tracciato per esprimere anche sentimenti.
Mi sarà difficile separarmi dall’onda emotiva, in quanto molti e bellissimi
ricordi mi legano alla sua persona. Infatti, ho avuto il privilegio di seguire,
anzi di conoscere in anteprima, la sua fortunata carriera di giornalista,
creata con determinazione, passione e
capacità.
Come figlia della sorella primogenita a lui molto legata,
negli anni della sua formazione, nell’immediato dopoguerra, mi sono trovata
spesso, ancora bambina, specialmente durante le vacanze natalizie e nel periodo
estivo, presso i nonni materni, a Montelongo.
Fin da allora, Nino Amoroso intelligente, intraprendente, volitivo, aveva
un gran da fare e quando tornava a casa riportava esperienze di lavoro e
giornalistiche sempre più importanti e di crescente affermazione, che rendevano
gradualmente più visibile il suo successo. E’ stato tra i soci fondatori, nel
1948, della Stampa Molisana, di cui divenne poi presidente, e nel 1952 era già
iscritto all’ordine dei giornalisti di Roma.
In quegli anni il paese si avviava alla rinascita, il vecchio lasciava
il posto al nuovo, nelle idee e nelle realizzazioni pratiche.
Non potrò mai
dimenticare lo stupore nel vedere un regalo riportato in uno dei suoi rientri: una piccola radio
portatile, da poter tenere con il minimo ingombro in ogni angolo della casa,
anche in cucina, ed ascoltare le notizie del
giornale radio accanto al fuoco, senza dover sintonizzare i programmi su
una grossa radio a mobile, con tanto di giradischi, che troneggiava nella
sala e che mio nonno maneggiava
almeno due volte al giorno: mezzogiorno e sera, cercando un “possibile ascolto” dalla ricezione disturbata
delle onde medie e corte, non ancora sovrapposte dalla modulazione di frequenza.
In tutte le occasioni c’era sempre
un’attenzione per me, “per quanto
mi guardasse dall’alto in basso”, io
tanto piccola e lui tanto alto, e lo raggiungevo nella sua altezza quando mi
prendeva in braccio e mi faceva volare addirittura oltre il lampadario. Da uno
dei suoi viaggi riportò un piccolo soprammobile: un cane con al collo un
barilotto. Mai visto niente di simile… e mi convinsi, anche per la scherzosa complicità
di tutti, che il cane di “San Bernardo” era un ubriacone. Interessato ed
appassionato ai problemi della propria terra, ancora molto giovane Nino Amoroso
ha partecipato alla sua ricostruzione e alla sua formazione, in qualità di
dirigente dell’Ente per la Riforma Fondiaria, nell’ambito della Riforma Fondiaria in Puglia, Lucania e Molise, collaborando fin
da allora con direttori generali e docenti universitari dell’Università di
Bari: Daniele Prinzi, Decio Scardaccione e Girolamo Cappiello, come lui stesso
ricorda. E a proposito della Riforma Fondiaria scrive
:
“La riforma ha offerto anche all’estero lo spettacolo di trasformazione umana e
sociale all’epoca unica al mondo”. La proprietà fondiaria in possesso di
pochi e ancora a livello feudale diventava sostegno della realtà povera del Basso Molise, sollevando
dalla miseria migliaia di famiglie e segnando una
“grande epoca che ha trasformato la condizione civile e sociale del
Mezzogiorno”. Credo proprio che tutti i momenti più importanti della sua
carriera, dai suoi primi viaggi a Bruxelles fino alla nomina di Segretario
Generale e Vice-presidente dell’Associazione Nazionale della Stampa Agricola,
di Vice-presidente della Stampa Romana e di quella esclusiva di uno dei tre
componenti del Collegio dei Revisore dell’Ordine dei Giornalisti di Roma, tanto
per citare uno tra più recenti e molteplici incarichi, siano stati condivisi con la mia famiglia,
con i miei genitori, persone amabili ed ospitali che, oltre per il legame di
sangue e l’affezione particolare di mia madre, cui era stato affidato piccolissimo,
secondo un costume abbastanza frequente in tempi considerati lontani anche per
la mia generazione, lo ricordavano, specialmente mio padre, quando adolescente
frequentava Carpinone, nostro paese di origine, ancora prima del matrimonio
della sorella, dove si interessava e
seguiva, con la curiosità che lo contraddistingue e con maturità superiore alla
sua età, le attività della futura famiglia, creando, allo stesso tempo, una
cerchia di buone amicizie, forte delle sue innate capacità di relazionarsi e stringere rapporti solidali con tutti.
Quasi con devozione, ogni volta che tornava da Roma o dai suoi viaggi, si
fermava a Isernia: era un piacere sentire raccontare di conferenze, di
incontri, di scenari internazionali ed era un onore quando portava a conoscere
i suoi amici importanti, giornalisti di alto livello. Durante l’adolescenza, ho
continuato a vedere e a sentir
parlare dei traguardi raggiunti, sempre
più prestigiosi, premi ed onorificenze conseguiti per la dedizione al suo
lavoro e per l’impegno profuso, specie nell’immediato dopoguerra, come lui
stesso spesso ricorda, per la
realizzazione non facile di giornali che dirigeva: “Agricoltura Molisana”, “Il Coltivatore Molisano” e della rivista
”Archivio Storico del Molise”, il cui lavoro, oltre a quello giornalistico vero
e proprio e di contenuto, partiva dall’impaginazione e finiva alla stampa. Tutto questo era realizzato nella tipografia
del Sig. Luigi De Crosta, citato nella “gustosa pagina” di Linotype e
“pignatta” di fagioli, in cui la combinazione di odori e sapori crea una
particolare atmosfera di affettuosa
familiarità, dando la misura di una effettiva, positiva collaborazione e
rimandando nostalgicamente ad un senso comune di impegno e responsabilità,
“quando scrivere un giornale era davvero un’avventura”.
Infatti, con l’immediatezza della scrittura che gli è propria, Nino Amoroso sa far rivivere la nascita del giornale molisano
e le difficoltà per la sua attuazione, che costava impegno e fatica e che non
poteva che nascere se non da autentica passione
e da vivo interesse. In effetti, considerati i tempi, per la scarsa
disponibilità di mezzi e di locali, realizzare un giornale aveva qualcosa di
eroico. In quel periodo, e subito dopo, negli anni cinquanta/sessanta, Nino
Amoroso ha pubblicizzato, attraverso l’informazione giornalistica, la nascita
della Regione Molise, appena autonoma dalla Regione Abruzzo e ne ha promosso lo sviluppo con alcuni
coraggiosi molisani. Lui stesso, infatti, scrive:
”Nel Molise dell’epoca, isolato e circoscritto da difficili
collegamenti, la stampa molisana ha diffuso agli italiani e anche all’estero,
con giornali dedicati agli emigrati, la nuova Ventesima Regione d’Italia”. La
diga del Biferno, la fondovalle, l’acquedotto molisano, Campitello Matese … trovarono
divulgazioni grazie a quella stampa. E, a proposito di Campitello Matese,
è doveroso ricordare come i suoi
interessi si sono congiunti con quelli
di un altro ben noto molisano, impegnato allo sviluppo della sua terra, Franco
Ciampitti, presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Campobasso. L’esperienza di Campitello lo
ha impegnato, insieme a Ciampitti, alla realizzazione della Stazione turistica
invernale,
“un sogno che nei suoi occhi
si illuminava di immenso nello splendore dei tramonti meravigliosi”, dice lo stesso Nino
Amoroso, parlando della vera passione per Campitello di Franco Ciampitti. “
In un pomeriggio primaverile degli anni ’60, quando ancora un leggero manto di
neve colorava di bianco i canaloni di Monte Miletto, con Franco Ciampitti ed altri
amici si passeggiava sul grande pianoro, fantasticando lunghe ed affollate
piste da sci da realizzare sui monti del Matese”. Un gruppo finanziario
milanese si interessò al progetto e per tale gruppo finanziario, insieme al
collega e amico fraterno Attilio Capparelli, dirigente del Ministero
dell’Agricoltura, originario di Campochiaro, Nino Amoroso realizzò una
importante monografia, cui fu assegnato il primo premio
, “consegnato in una favolosa ed indimenticabile manifestazione nel
marzo del 1968”. Il Nostro, come ha partecipato a momenti
significativi della storia del Molise, così è stato presente al rinnovamento
dell’Italia e dell’Europa, che si avviava attraverso i primi organismi a
diventare la odierna UE. Ha visto rinascere la stampa italiana e straniera del dopoguerra: il “Corriere della
sera”, “Il Giorno”, Il Messaggero”, “il “Momento”, “The Associated Press”, il
“Globo”, di cui è divenuto collaboratore e corrispondente. Corrispondente anche
dell’agenzia Giornalistica ANSA. Degli anni ‘60 sono le pubblicazioni: “Colonne
di piombo” - 1963 -,” L’Agricoltura molisana oggi” - 1964 -, “Storia del
giornalismo”- 1967 -.
Quando
frequentavo l’Università, ebbi l’opportunità di visitarlo presso il Ministero
dell’Agricoltura, dove è stato Capo
Ufficio Stampa del Ministero
dell’Agricoltura, ricoprendo un ruolo di grande considerazione, che lo ha portato ad avere rapporti e contatti
con i nomi più autorevoli del mondo politico nazionale ed estero. Negli anni
del suo lavoro istituzionale più importante, lasciata Termoli e scomparso
l’Ente Riforma nel 1976, trasferitosi a Campobasso, lo abbiamo visto ricoprire l’incarico
di Capo Ufficio Stampa della Regione Molise, di cui curava il “Bollettino
Ufficiale”. Presidente della Stampa
Agricola, Presidente della Stampa
Molisana, Presidente del Comitato Regionale Radiotelevisivo, credo che tra i più
significativi riconoscimenti siano da ricordare quello di componente e
consigliere della Giunta esecutiva della Federazione nazionale della Stampa
italiana e quello di Vice-presidente della Stampa Romana. Ancora oggi è uno dei tre componenti del Collegio dei Revisori.
Le foto lo ritraggono, spesso, con personaggi famosi e di grido, ai quali lo
accomunavano gli stessi interessi: Giacomo Sedati, Giulio Andreotti, Gustavo
Selva, Miriam Mafai, Vittorio Feltri. Con Giovanni Spadolini, insieme a
Giuseppe Morello, ha collaborato alla realizzazione de “Il pubblicista e le
nuove frontiere dell’informazione” - 1988 -.
Non gli sono
mancati certo premi e riconoscimenti: Premio per la cultura dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri, Premio Francesco Iovine per inchieste e servizi sui
problemi meridionali e per la specifica attività sulla riforma fondiaria,
Onorificenza di Commendatore dal Presidente della Repubblica per meriti giornalistici.
Ancora oggi, fuori dalla mischia, per
quanto ha saputo realizzare, Nino Amoroso riscuote stima e simpatia nel mondo
giornalistico e nella società civile. Nella mia famiglia di origine, e in
quella successiva, con mio marito ed i miei figli, continuiamo a seguire
la sua prestigiosa carriera e dopo ogni incontro con lui siamo più ricchi
di conoscenze. Nessun argomento gli è estraneo e la sua conversazione è
piacevolissima. E’, infatti, un serbatoio inesauribile di informazioni, avendo
maturato esperienze di notevole valore in
Italia, in Europa ed in altri continenti. I suoi orizzonti, mai circoscritti,
lo hanno portato a varcare i confini territoriali e a conoscere mondi e realtà
diverse. Per motivi professionali e per diletto personale credo che nessun
continente gli sia estraneo. Mi piace ricordare, infatti, che tra le cose più
interessanti realizzate, è stato il contatto che ha stabilito con gli
emigranti, specie quelli delle zone e del paese di origine: Montelongo,
Montorio, Rotello, Casacalenda…, riscoprendo conterranei affermatisi
Oltreoceano, in particolare in Canada. Antesignano del progetto “Italiani nel
mondo”, non ho più visto realizzare edizioni così belle e di così elevato
livello culturale. Antesignano anche della globalizzazione. Giornalista dalle
vedute ampie ha saputo fondere ed intrecciare attività istituzionali e passioni
personali, dosando bene le une e le altre, tanto da essere presente in tutte le
attività con intelligenza, discrezione e
sobrietà. Certo le affermazioni sono frutto di capacità, di amabilità e
di affettuosa disponibilità verso gli altri e, soprattutto, della sua facilità
ad inserirsi in ogni contesto. Ma, se
possiede un bagaglio inesauribile di conoscenze e giornalisticamente
parlando è dotato di intuito immediato, rapidità e chiarezza di resoconto, è
anche uno scrittore interessante e piacevole da leggere. Si passa, infatti, da
lavori tecnici, che rivelano una conoscenza attenta e profonda delle
problematiche, a pagine importanti per la ricercatezza lessicale e per le reminiscenze descrittive di gusto classico.
Vale la pena
citare qualche passo: “(Molise) Paese
suggestivo di riti e di memorie, nostalgico di splendori remoti, assorto della
mistica estasi delle sue chiese
romaniche, misterioso per presenze di sotterranee civiltà, di bellezze
naturali, la cui asprezza, a lungo vedersi, diventa dolcezza, con le sue verdi
colline degradanti verso il mare Adriatico”.
Ed ancora,
sempre dalla monografia di Campitello Matese “…Gli alberi di faggio e di castagno, le rocce, le limpide acque ed i
fili di erba ed i fiori che nascono sui prati deserti del nostro Matese, sono
dei nostri anni o degli anni lontanissimi quando la terra cominciava a placare
il suo fuoco e nascevano le montagne e per la prima volta da una ferita nella
rupe sgorgava l’acqua, come da un’arteria un limpido miracoloso sangue”. “Tra gli alti picchi e i freschi pascoli di
questa suggestiva catena, i miti di Campania e Sannio avevano il loro grembo
arcano, qui si attuarono le avventure primordiali della stirpe, le lunghe
battaglie contro la natura ed a fianco di essa, i primi passi in agricoltura,
le prime case su palafitte. La vita silenziosa di quegli anni remoti è tuttavia
palpitante nel nostro cuore come una verità che soltanto adesso si sente di
aver scoperto”. Dalla descrizione paesaggistica agli elementi scientifici
proposti con competenza e precisione,
dagli elementi storici a conoscenze economiche, agricole e turistiche
dell’amato Molise da cui non ha mai voluto allontanarsi. Questo è Nino Amoroso, giornalista, tecnico, letterato.
Molti altri
esempi potrebbero essere menzionati, ma invito ad entrare nel suo blog, così egregiamente
realizzato dalla moglie, Barbara Bertolini, e a leggere i numerosi articoli
proposti o le sintesi delle pubblicazioni da
lui stesso realizzate. Si potranno gustare momenti di vera lettura
attraverso pagine eloquenti, di vita, di esperienze, di poetiche riflessioni.
Mariolina Perpetua
Wynn Casino & Resort - Mapyro
RispondiEliminaFind your way 포천 출장마사지 around the casino, find the nicest 전라남도 출장샵 and nicest games, and dine right 울산광역 출장안마 at the Wynn. Mapyro players make their gaming choices, 부산광역 출장안마 with a variety of 과천 출장샵