lunedì 8 aprile 2013

NINO AMOROSO, un molisano che fa onore alla sua terra



di Mariolina Perpetua


Dopo qualche tempo provo a riaprire il sito di Barbara Bertolini “Atri tempi”, al quale ho contribuito con alcuni brani e, con piacevole sorpresa, trovo: “Linotype e pignatta di fagioli: dopoguerra, quando scrivere un giornale era un’avventura”. Da lì a rivedere il blog di Nino Amoroso giornalista, autore del simpatico articolo, è stato un passaggio immediato. Riscopro, allo stesso tempo, considerazioni annotate subito dopo una prima visione del blog a lui dedicato e riprendo volentieri quel percorso appena tracciato per esprimere anche sentimenti.
Mi sarà difficile separarmi dall’onda emotiva, in quanto molti e bellissimi ricordi mi legano alla sua persona. Infatti, ho avuto il privilegio di seguire, anzi di conoscere in anteprima, la sua fortunata carriera di giornalista, creata con determinazione, passione e  capacità.
Come figlia della sorella primogenita a lui molto legata, negli anni della sua formazione, nell’immediato dopoguerra, mi sono trovata spesso, ancora bambina, specialmente durante le vacanze natalizie e nel periodo estivo, presso i nonni materni, a Montelongo.  Fin da allora, Nino Amoroso intelligente, intraprendente, volitivo, aveva un gran da fare e quando tornava a casa riportava esperienze di lavoro e giornalistiche sempre più importanti e di crescente affermazione, che rendevano gradualmente più visibile il suo successo. E’ stato tra i soci fondatori, nel 1948, della Stampa Molisana, di cui divenne poi presidente, e nel 1952 era già iscritto all’ordine dei giornalisti di Roma.  In quegli anni il paese si avviava alla rinascita, il vecchio lasciava il posto al nuovo, nelle idee e nelle realizzazioni pratiche.
Non potrò mai dimenticare lo stupore nel vedere un regalo riportato  in uno dei suoi rientri: una piccola radio portatile, da poter tenere con il minimo ingombro in ogni angolo della casa, anche in cucina, ed ascoltare le notizie del  giornale radio accanto al fuoco, senza dover sintonizzare i programmi su una grossa radio a mobile, con tanto di giradischi, che troneggiava nella sala  e che mio nonno  maneggiava  almeno due volte al giorno: mezzogiorno e sera, cercando  un “possibile ascolto” dalla ricezione disturbata delle onde medie e corte, non ancora sovrapposte dalla modulazione di frequenza. In tutte le occasioni  c’era sempre un’attenzione  per me, “per quanto mi  guardasse dall’alto in basso”, io tanto piccola e lui tanto alto, e lo raggiungevo nella sua altezza quando mi prendeva in braccio e mi faceva volare addirittura oltre il lampadario. Da uno dei suoi viaggi riportò un piccolo soprammobile: un cane con al collo un barilotto. Mai visto niente di simile… e mi convinsi, anche per la scherzosa complicità di tutti, che il cane di “San Bernardo” era un ubriacone. Interessato ed appassionato ai problemi della propria terra, ancora molto giovane Nino Amoroso ha partecipato alla sua ricostruzione e alla sua formazione, in qualità di dirigente dell’Ente per la Riforma Fondiaria, nell’ambito della Riforma Fondiaria  in Puglia, Lucania e Molise, collaborando fin da allora con direttori generali e docenti universitari dell’Università di Bari: Daniele Prinzi, Decio Scardaccione e Girolamo Cappiello, come lui stesso ricorda. E a proposito della Riforma Fondiaria  scrive: “La riforma ha offerto anche all’estero lo spettacolo di trasformazione umana e sociale all’epoca unica al mondo”. La proprietà fondiaria in possesso di pochi e ancora a livello feudale diventava sostegno della  realtà povera del Basso Molise, sollevando dalla miseria migliaia di famiglie e segnando una “grande epoca che ha trasformato la condizione civile e sociale del Mezzogiorno”. Credo proprio che tutti i momenti più importanti della sua carriera, dai suoi primi viaggi a Bruxelles fino alla nomina di Segretario Generale e Vice-presidente dell’Associazione Nazionale della Stampa Agricola, di Vice-presidente della Stampa Romana e di quella esclusiva di uno dei tre componenti del Collegio dei Revisore dell’Ordine dei Giornalisti di Roma, tanto per citare uno tra più recenti e molteplici incarichi,  siano stati condivisi con la mia famiglia, con i miei genitori, persone amabili ed ospitali che, oltre per il legame di sangue e l’affezione particolare di mia madre, cui era stato affidato piccolissimo, secondo un costume abbastanza frequente in tempi considerati lontani anche per la mia generazione, lo ricordavano, specialmente mio padre, quando adolescente frequentava Carpinone, nostro paese di origine, ancora prima del matrimonio della sorella, dove  si interessava e seguiva, con la curiosità che lo contraddistingue e con maturità superiore alla sua età, le attività della futura famiglia, creando, allo stesso tempo, una cerchia di buone amicizie, forte delle sue innate capacità di relazionarsi  e stringere rapporti solidali con tutti. Quasi con devozione, ogni volta che tornava da Roma o dai suoi viaggi, si fermava a Isernia: era un piacere sentire raccontare di conferenze, di incontri, di scenari internazionali ed era un onore quando portava a conoscere i suoi amici importanti, giornalisti di alto livello. Durante l’adolescenza, ho continuato a vedere e  a sentir parlare  dei traguardi raggiunti, sempre più prestigiosi, premi ed onorificenze conseguiti per la dedizione al suo lavoro e per l’impegno profuso, specie nell’immediato dopoguerra, come lui stesso  spesso ricorda, per la realizzazione non facile di giornali che dirigeva: “Agricoltura Molisana”,  “Il Coltivatore Molisano” e della rivista ”Archivio Storico del Molise”, il cui lavoro, oltre a quello giornalistico vero e proprio e di contenuto, partiva dall’impaginazione e finiva alla stampa.  Tutto questo era realizzato nella tipografia del Sig. Luigi De Crosta, citato nella “gustosa pagina” di Linotype e “pignatta” di fagioli, in cui la combinazione di odori e sapori crea una particolare atmosfera di affettuosa  familiarità, dando la misura di una effettiva, positiva collaborazione e rimandando nostalgicamente ad un senso comune di impegno e responsabilità, “quando scrivere un giornale era davvero un’avventura”. Infatti, con l’immediatezza della scrittura che gli è propria, Nino  Amoroso sa  far rivivere la nascita del giornale molisano e le difficoltà per la sua attuazione, che costava impegno e fatica e che non poteva che nascere se non da autentica passione  e da vivo interesse. In effetti, considerati i tempi, per la scarsa disponibilità di mezzi e di locali, realizzare un giornale aveva qualcosa di eroico. In quel periodo, e subito dopo, negli anni cinquanta/sessanta, Nino Amoroso ha pubblicizzato, attraverso l’informazione giornalistica, la nascita della Regione Molise, appena autonoma dalla Regione Abruzzo e  ne ha promosso lo sviluppo con alcuni coraggiosi molisani. Lui stesso, infatti, scrive: ”Nel Molise dell’epoca, isolato e circoscritto da difficili collegamenti, la stampa molisana ha diffuso agli italiani e anche all’estero, con giornali dedicati agli emigrati, la nuova Ventesima Regione d’Italia”. La diga del Biferno, la fondovalle, l’acquedotto molisano, Campitello Matese … trovarono divulgazioni grazie a quella stampa. E, a proposito di Campitello Matese, è doveroso ricordare come i suoi interessi si sono  congiunti con quelli di un altro ben noto molisano, impegnato allo sviluppo della sua terra, Franco Ciampitti, presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo  di Campobasso. L’esperienza di Campitello lo ha impegnato, insieme a Ciampitti, alla realizzazione della Stazione turistica invernale, “un sogno che nei suoi occhi si illuminava di immenso nello splendore dei tramonti  meravigliosi”, dice lo stesso Nino Amoroso, parlando della vera passione per Campitello di Franco Ciampitti. “In un pomeriggio primaverile degli  anni ’60, quando ancora un leggero manto di neve colorava di bianco i canaloni di Monte Miletto, con Franco Ciampitti ed altri amici si passeggiava sul grande pianoro, fantasticando lunghe ed affollate piste da sci da realizzare sui monti del Matese”. Un gruppo finanziario milanese si interessò al progetto e per tale gruppo finanziario, insieme al collega e amico fraterno Attilio Capparelli, dirigente del Ministero dell’Agricoltura, originario di Campochiaro, Nino Amoroso realizzò una importante monografia, cui fu assegnato il primo premio, “consegnato in una favolosa ed indimenticabile manifestazione nel marzo del 1968”.  Il Nostro, come ha partecipato a momenti significativi della storia del Molise, così è stato presente al rinnovamento dell’Italia e dell’Europa, che si avviava attraverso i primi organismi a diventare la odierna UE. Ha visto rinascere la stampa italiana e  straniera del dopoguerra: il “Corriere della sera”, “Il Giorno”, Il Messaggero”, “il “Momento”, “The Associated Press”, il “Globo”, di cui è divenuto collaboratore e corrispondente. Corrispondente anche dell’agenzia Giornalistica ANSA. Degli anni ‘60 sono le pubblicazioni: “Colonne di piombo” - 1963 -,” L’Agricoltura molisana oggi” - 1964 -, “Storia del giornalismo”- 1967 -.
Quando frequentavo l’Università, ebbi l’opportunità di visitarlo presso il Ministero dell’Agricoltura, dove è stato Capo  Ufficio  Stampa del Ministero dell’Agricoltura, ricoprendo un ruolo di grande considerazione, che  lo ha portato ad avere rapporti e contatti con i nomi più autorevoli del mondo politico nazionale ed estero. Negli anni del suo lavoro istituzionale più importante, lasciata Termoli e scomparso l’Ente Riforma nel 1976, trasferitosi a Campobasso, lo abbiamo visto ricoprire l’incarico di Capo Ufficio Stampa della Regione Molise, di cui curava il “Bollettino Ufficiale”.  Presidente della Stampa Agricola,  Presidente della Stampa Molisana, Presidente del Comitato Regionale Radiotelevisivo, credo che tra i più significativi riconoscimenti siano da ricordare quello di componente e consigliere della Giunta esecutiva della Federazione nazionale della Stampa italiana e quello di Vice-presidente della Stampa Romana. Ancora oggi è uno  dei tre componenti del Collegio dei Revisori. Le foto lo ritraggono, spesso, con personaggi famosi e di grido, ai quali lo accomunavano gli stessi interessi: Giacomo Sedati, Giulio Andreotti, Gustavo Selva, Miriam Mafai, Vittorio Feltri. Con Giovanni Spadolini, insieme a Giuseppe Morello, ha collaborato alla realizzazione de “Il pubblicista e le nuove frontiere dell’informazione” - 1988 -.
Non gli sono mancati certo premi e riconoscimenti: Premio per la cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Premio Francesco Iovine per inchieste e servizi sui problemi meridionali e per la specifica attività sulla riforma fondiaria, Onorificenza di Commendatore dal Presidente della Repubblica per meriti giornalistici.  Ancora oggi, fuori dalla mischia, per quanto ha saputo realizzare, Nino Amoroso riscuote stima e simpatia nel mondo giornalistico e nella società civile. Nella mia famiglia di origine, e in quella successiva, con mio marito ed i miei figli, continuiamo a seguire la  sua prestigiosa carriera e  dopo ogni incontro con lui siamo più ricchi di conoscenze. Nessun argomento gli è estraneo e la sua conversazione è piacevolissima. E’, infatti, un serbatoio inesauribile di informazioni, avendo maturato  esperienze di notevole valore in Italia, in Europa ed in altri continenti. I suoi orizzonti, mai circoscritti, lo hanno portato a varcare i confini territoriali e a conoscere mondi e realtà diverse. Per motivi professionali e per diletto personale credo che nessun continente gli sia estraneo. Mi piace ricordare, infatti, che tra le cose più interessanti realizzate, è stato il contatto che ha stabilito con gli emigranti, specie quelli delle zone e del paese di origine: Montelongo, Montorio, Rotello, Casacalenda…, riscoprendo conterranei affermatisi Oltreoceano, in particolare in Canada. Antesignano del progetto “Italiani nel mondo”, non ho più visto realizzare edizioni così belle e di così elevato livello culturale. Antesignano anche della globalizzazione. Giornalista dalle vedute ampie ha saputo fondere ed intrecciare attività istituzionali e passioni personali, dosando bene le une e le altre, tanto da essere presente in tutte le attività con intelligenza, discrezione e  sobrietà. Certo le affermazioni sono frutto di capacità, di amabilità e di affettuosa disponibilità verso gli altri e, soprattutto, della sua facilità ad inserirsi in ogni contesto. Ma, se  possiede un bagaglio inesauribile di conoscenze e giornalisticamente parlando è dotato di intuito immediato, rapidità e chiarezza di resoconto, è anche uno scrittore interessante e piacevole da leggere. Si passa, infatti, da lavori tecnici, che rivelano una conoscenza attenta e profonda delle problematiche, a pagine importanti per la ricercatezza lessicale e per  le reminiscenze descrittive di gusto classico.
Vale la pena citare qualche passo: “(Molise) Paese suggestivo di riti e di memorie, nostalgico di splendori remoti, assorto della mistica estasi  delle sue chiese romaniche, misterioso per presenze di sotterranee civiltà, di bellezze naturali, la cui asprezza, a lungo vedersi, diventa dolcezza, con le sue verdi colline degradanti verso il mare Adriatico”.
Ed ancora, sempre dalla monografia di Campitello Matese “…Gli alberi di faggio e di castagno, le rocce, le limpide acque ed i fili di erba ed i fiori che nascono sui prati deserti del nostro Matese, sono dei nostri anni o degli anni lontanissimi quando la terra cominciava a placare il suo fuoco e nascevano le montagne e per la prima volta da una ferita nella rupe sgorgava l’acqua, come da un’arteria un limpido miracoloso sangue”.Tra gli alti picchi e i freschi pascoli di questa suggestiva catena, i miti di Campania e Sannio avevano il loro grembo arcano, qui si attuarono le avventure primordiali della stirpe, le lunghe battaglie contro la natura ed a fianco di essa, i primi passi in agricoltura, le prime case su palafitte. La vita silenziosa di quegli anni remoti è tuttavia palpitante nel nostro cuore come una verità che soltanto adesso si sente di aver scoperto”. Dalla descrizione paesaggistica agli elementi scientifici proposti con competenza e precisione,  dagli elementi storici a conoscenze economiche, agricole e turistiche dell’amato Molise da cui non ha mai voluto allontanarsi. Questo  è Nino Amoroso, giornalista, tecnico, letterato.
Molti altri esempi potrebbero essere menzionati, ma invito ad  entrare nel suo blog, così egregiamente realizzato dalla moglie, Barbara Bertolini, e a leggere i numerosi articoli proposti o le sintesi delle pubblicazioni da  lui stesso realizzate. Si potranno gustare momenti di vera lettura attraverso pagine eloquenti, di vita, di esperienze, di poetiche riflessioni.
Mariolina Perpetua                

1 commento:

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